Comunicati stampa

Fontana alla festa della Lega ad Alzano: “Campagna elettorale inopportuna, lì dove la mancata zona rossa causò 4000 morti” 

Questa sera il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana sarà ad Alzano Lombardo, in provincia di Bergamo, per la tradizionale festa invernale della Lega, la Bèrghem Frècc, che torna dopo due anni di stop. Fontana dalle 18:45 allo Spazio Fase dialogherà con altri esponenti del Carroccio sul tema dell’autonomia e sull’Europa. 

La Bèrghem Frècc, che si è svolta tradizionalmente per 10 anni ad Albino, quest’anno è invece ospitata allo Spazio Fase di Alzano Lombardo. Lì, a poche centinaia di metri, qualche settimana fa il professor Andrea Crisanti, ospite con la giornalista Francesca Nava di un incontro organizzato dall’associazione Alzano Viva – Cittadinanza Attiva, illustrava le risultanze della sua perizia per la Procura di Bergamo spiegando come la tempestiva istituzione della zona rossa a Nembro e Alzano avrebbe evitato più di4000 morti.

Una presenza dunque, quella di Fontana, in piena campagna elettorale e nel territorio epicentro della prima ondata della pandemia, valutata come inopportuna dai familiari delle vittime del Covid19 dell’associazione #Sereniesempreuniti che proprio in questi giorni sono in attesa della chiusura delle indagini della Procura di Bergamo, che indaga sulle responsabilità della gestione della pandemia, e che hanno intrapreso una causa civile anche contro Regione Lombardia.

“Riteniamo indecorosa, soprattutto alla luce delle ultime notizie di cronaca, che vedono il presidente Fontana tra i mancati fautori della zona rossa, la sua visita proprio ad Alzano Lombardo, luogo della strage – commenta Consuelo Locati, legale dei familiari delle vittime -. L’abbiamo ribadito a Spirano, dove Fontana non si è presentato per ringraziare i sanitari, e lo ribadiamo oggi: le mancate decisioni continuano a pesare 4000 morti in più. Il presidente è una delle nostre controparti nella causa civile radicata avanti il tribunale civile di Roma e proprio Regione Lombardia e ha chiamato in giudizio le assicurazioni proprio per tutelarsi da eventuali responsabilità per i danni da morte subìti dai familiari. E’ veramente indecoroso e ritengo assolutamente irrispettoso e quantomeno inopportuno che in una siffatta situazione si presenti questa sera ad Alzano Lombardo. Non è più tollerabile che ancora si continui ad ignorare quanto accaduto e le responsabilità che risultano almeno dalle evidenze documentali e che si continui a sfregiare la dignità dei familiari ed la memoria dei nostri defunti per questioni puramente politiche ”. 

Alla voce dei familiari si unisce l’associazione Alzano Viva – Cittadinanza Attiva che sin dal marzo 2020 ha cercato di tenere alta l’attenzione sia locale che regionale sul ruolo della politica nelle scelte avvenute, che – per voce del vicepresidente Gianpaolo Piccoli – aggiunge: “Fermo restando che la Lega può organizzare qualsiasi evento, anche oggi cogliamo l’occasione per unirci alla voce dei familiari delle vittime che chiedono verità e giustizia. I cittadini di Alzano attendono risposte su quanto accaduto all’ospedale e sul perché non sia stata istituita la zona rossa. Ricordiamo il ruolo avuto in quei giorni da uno dei massimi esponenti della Lega in Regione Lombardia, il capogruppo Roberto Anelli presente allora anche in consiglio comunale con il medesimo ruolo: il 7 marzo 2020 Anelli fu protagonista di un’intervista video (poi fatta rimuovere) su Alzano Web Tv dove auspicava non si facesse la zona rossa. Domande, quelle da noi poste anche attraverso strumenti ufficiali, che abbiamo sempre fatto all’amministrazione ma che non hanno mai trovato risposta”. 

Anche Eliana Como, de Le radici del sindacato (Cgil), commenta con dissenso la presenza di Fontana d Alzano Lombardo: “Se lo avessimo saputo prima, gliela avremmo mandata di traverso questa serata, come quella di Spirano. Bastava andare lì e porgli di nuovo la domanda a cui non ha mai risposto: «perché non ha istituito subito la zona rossa in val Seriana, come fece due giorni prima per Codogno?». La risposta in realtà la sappiamo già: la Confindustria non voleva. Sappiamo anche quale fu il prezzo: 4000 morti in più nella nostra sola provincia”.

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